martedì 12 giugno 2012

Il «tarolo» non fa più paura col super macchinario Breton

Il «tarolo» non fa più paura col super macchinario Maxi investimento SAGEVAN: oggi Michelangelo non avrebbe stuccato il bianco del David
CONTRO LA CRISI IL DIFETTO DEL MARMO CORRETTO DA UNA LUCIDATRICE BRETON AUTOMATIZZATA
di GUIDO BACCICALUPI
I “TAROLI”, le venature del marmo che fecero tanto ammattire anche Michelangelo che dovette stuccare con malta di calce il blocco da cui ricavò poi il David, non fanno più paura e un super macchinario ha risolto un problema sovente delle nostre cave. 
E’ la SAGEVAN di Gemignani e Vanelli, uno delle aziende più importanti del comprensorio, a compiere un deciso salto di qualità investendo su un “gioiello” della Breton che oltre a permettere di raddoppiare la produzione, alza il livello qualitativo delle lastre utilizzate per rivestimenti e nell’architettura. 

Il macchinario, del valore di circa due milioni, è stato inaugurato venerdì sera nel nuovo insediamento industriale della SAGEVAN, nell’area Asi (ex Coke) di viale Zaccagna, alla presenza del sindaco Angelo Zubbani (“una bella ventata di ottimismo in tempi difficili”: ha detto), del vice sindaco Andrea Vannucci, del presidente degli Industriali Giuseppe Baccioli e dell’assessore provinciale alle attività produttive Paolo Baldini

Uno stabilimento tirato a lucido dove giganteggia questo “capolavoro” dell’ingegneria e che è completamente automatizzato con l’operatore che segue il procedimento di resinatura, lucidatura attraverso una consolle. Come un dj sulla tolda di una discoteca. E anche la sicurezza ha fatto un ulteriore passo in avanti: quando le lastre sono in trattamento nessuno puù avvicinarsi e una fotocellula segnala eventuali intrusioni facendo interrompere il meccanismo. 

“Siamo andati un po’ controcorrente— spiega l’architetto Egidio Marino, tra i titolari dell’azienda — e in un momento di grave crisi abbiano investito tante risorse su un macchinario che risolve uno dei principali problemi delle lastre, vale a dire il cosiddetto tarolo, una piccola cavità che rende il materiale meno appettibile perché la venatura se non trattata adeguatamente col tempo assorbe la polvere annerendo la superficie. Il macchinario utilizza una tecnologia sofisticata basata anche su un sistema di catalizzazione con forni ultravioletti. Si applica una pellicola protettiva sulla superficie dove esistono i taroli e la lucidatura riporta la lastra alla perfezione”. 

LA SAGEVAN, che occupa una trentina di lavoratori, fa filiera, escava e trasforma il marmo di Calocara: “E i clienti devono venire qui a vedere i prodotti — aggiunge l’architetto Marino — consentendoci una valorizzazione migliore del prodotto locale. Abbiamo realizzato un sistema digitale per produrre le fotografie in alta definizione dei nostri materiali”. “Abbiamo appena concluso la fornitura di lastre di Bianco per realizzare i rivestimenti di un grattacielo a Central Park nel cuore di New York. Grazie all’architettura, i nostri marmi sono sempre più richiesti — sottolinea Manrico Gemignani, tra i soci dell’azienda — però bisogna offrire un prodotto di grande qualità”. Il nuovo macchinario permette una produzione di 1000 metri quadrati di lastre al giorno













La serata si è conclusa con un elegante party in segheria alla presenza di tutti i lavoratori che hanno apprezzato il servizio di catering presentato con la consueta professionalità dall’ad della Carrarese Andrea Borghini.La SAGEVAN
Fa filiera ed estrae alla Cava CalocaraLa SAGEVAN è specializzata nella produzione di lastre ottenute dai tipici marmi bianchi e “colorati” della Cava Calocara A-102: marmi con alto pregio ornamentale come lo Statuario Venato, il Calacatta, il Paonazzo e Paonazzetto insieme ai marmi con ottime qualità tecnico-estetiche quali lo Statuarietto, il Venatino, il Bardiglio e i Bianchi di Carrara.— CARRARA — 
Scritto da La nazione Massa Carrara  
Domenica 10 Giugno 2012


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