La storia del Bretonstone® è la storia di un sogno divenuto realtà ed è parte integrante di Breton SpA coi suoi 50 anni d’innovazioni tecnologiche; un’azienda divenuta leader mondiale nel proprio settore, orgogliosa della propria “italianità”, che non ha mai delocalizzato confidando nella creatività e professionalità insita negli Italiani.
Cav. del Lavoro Marcello Toncelli |
Ma è, anche e soprattutto, la storia di un uomo, il Cav. del Lavoro Marcello Toncelli, che l’ha fondata, e di tutti coloro che “ci hanno creduto” e realizzato insieme a lui il grande sogno chiamato Bretonstone®.
Nel 1963 nasce a Castello di Godego in provincia di Treviso, l’azienda Brevetti Toncelli, poi Bre-Ton e infine Breton; opera nel settore dei macchinari per la lavorazione della pietra naturale, ma poco dopo crea e sviluppa il settore delle tecnologie e degli impianti per la fabbricazione di quella che adesso è chiamata Pietra Composita, o Engineered Stone, ed un tempo era definita pietra agglomerata, in quanto costituita da frammenti di pietra legati tra loro con resine.
Luca e Dario Toncelli |
Ora Breton, guidata dai figli Luca e Dario, è una realtà affermata a livello mondiale, che fa della ricerca il proprio cuore pulsante e dà lavoro a circa 600 persone nei quattro siti produttivi localizzati nel Veneto, e nelle società estere, con una previsione di fatturato globale per il 2013 superiore ai 150 M€.
Il fondatore Marcello Toncelli, a detta di tutti i collaboratori più stretti, era sempre un passo avanti, talvolta così avanti da sembrare un po’ avventato, ma lui aveva la visione e poi, dopo l’intuizione, la passione e caparbietà per poterla realizzare! Aveva capito che il futuro era in un prodotto lapideo industriale, che potesse essere fabbricato in serie in tanti metri quadrati quanti ne fossero serviti, dello stesso colore desiderato, della stessa struttura e tutto questo solamente…premendo un pulsante!
La preistoria del Bretonstone® era costituita da blocchi di resina poliestere e frammenti di marmo, materiali che venivano messi a mano dentro delle casseforme (di misura 30x50 cm), i blocchi venivano compattati e poi tagliati in mattonelle; la dimensione dei blocchi in seguito è cresciuta fino a 300x125 cm, le lastre finali avevano un aspetto tipo “palladiana”.
Erano i primi anni ’70; l’idea innovativa fu quella di dare un look diverso al materiale, simile al granito, con aggregati di piccola dimensione anziché di grossa dimensione come all’origine, e la possibilità di produrre lastre invece di blocchi da segare.
Così nacque la visione e il “grande sogno del Bretonstone®, e con il sogno la scommessa di riuscirci! E anche tutte le tecnologie sviluppate in seguito ed oggetto di numerosi brevetti.
Erano i primi anni ’70; l’idea innovativa fu quella di dare un look diverso al materiale, simile al granito, con aggregati di piccola dimensione anziché di grossa dimensione come all’origine, e la possibilità di produrre lastre invece di blocchi da segare.
Così nacque la visione e il “grande sogno del Bretonstone®, e con il sogno la scommessa di riuscirci! E anche tutte le tecnologie sviluppate in seguito ed oggetto di numerosi brevetti.
Prototipo impianto Bretonstone® |
Le difficoltà e le prove furono lunghe e innumerevoli, famosa quella che il Cavaliere risolse con la mitica “borsa dell’acqua calda”: i primi prodotti avevano delle porosità, perché la resina include l’aria; il Cav. Toncelli ebbe l’idea di mettere l’impasto sottovuoto e per questo usò una borsa dell’acqua calda: vi inserì l’impasto, avvitò il tappo, la batté con un asse e un martello perché si compattasse e la mise in forno a catalizzare; una volta tagliata la gomma, apparve la prima mattonella di BS! Grazie al vuoto era senza porosità e si vedeva bene l’effetto della granulometria degli aggregati: un successo!
A questo punto però bisognava capire come realizzare industrialmente “la borsa dell’acqua calda”.
Lastre di grandi dimensioni erano difficili da realizzare e in indurimento si incurvavano: ci vollero degli anni per trovare le soluzioni tecniche che dessero un prodotto perfetto, con sviluppo della originale tecnologia di compattazione per vibrocompressione sotto vuoto di impasti contenenti una minima quantità di resina poliestere.
A questo punto però bisognava capire come realizzare industrialmente “la borsa dell’acqua calda”.
Lastre di grandi dimensioni erano difficili da realizzare e in indurimento si incurvavano: ci vollero degli anni per trovare le soluzioni tecniche che dessero un prodotto perfetto, con sviluppo della originale tecnologia di compattazione per vibrocompressione sotto vuoto di impasti contenenti una minima quantità di resina poliestere.
Primo impianto Bretonstone® |
Finalmente, dopo alcuni anni di sperimentazione e ricerca, fu messo a punto il primo impianto Bretonstone® per fabbricare lastre di dimensione 125x125 cm, venduto nel 1979 in Tunisia alla ditta Caremac; in contemporanea un altro impianto uguale fu venduto in Venezuela, e successivamente a Verona alla ditta Stone Italiana; e poi a Singapore, quindi in Spagna alla ditta Hidaque, ancora in Italia alla Santa Margherita, e poi negli USA alla ditta Armstrong Flooring.
Primo impianto Bretonstone® |
Come per tutti i nuovi prodotti, ci volle del tempo perché il Bretonstone® si affermasse; una maturazione del mercato, degli esempi applicativi. Gli architetti non sapevano come si sarebbe comportata la resina nel tempo, col sole e gli agenti atmosferici, temevano che si strisciasse, rovinasse; c’era molto scetticismo, ma in Breton ci si credeva.
Primo impianto Bretonstone® |
Il primo Bretonstone® aveva una caratteristica che era vista dal mercato come un limite: nonostante il look fosse simile al granito, l’impasto era di resina poliestere e aggregati di marmo e quindi aveva le caratteristiche del marmo, notoriamente più tenero del granito.
Per avere le caratteristiche di durezza del granito sarebbe stato necessario usare nell’impasto un materiale duro come il quarzo, più difficile però da trattare.
Per avere le caratteristiche di durezza del granito sarebbe stato necessario usare nell’impasto un materiale duro come il quarzo, più difficile però da trattare.
Primo impianto Bretonstone® |
A fine anni ’70 Breton aveva inventato la lucidatura in linea dei materiali lapidei naturali duri, tipo il granito, mediante levigatrici con teste a settori oscillanti e nei primi anni ’80 la mitica Levibreton KG si stava diffondendo nel mondo.
Da qui nacque l’idea del Bretonstone® fabbricato con aggregati duri quali la sabbia silicea, il quarzo, il granito: nel 1982 fu fornito alla ditta Saro di Trento un impianto per fabbricare lastre Bretonstone® di dimensione 125x125 cm con granulati di porfido quarzifero e successivamente nel 1984 un analogo impianto alla ditta Marble Work in UK per la fabbricazione di lastre con sabbia silicea, lucidate con teste a settori oscillanti.
Da qui nacque l’idea del Bretonstone® fabbricato con aggregati duri quali la sabbia silicea, il quarzo, il granito: nel 1982 fu fornito alla ditta Saro di Trento un impianto per fabbricare lastre Bretonstone® di dimensione 125x125 cm con granulati di porfido quarzifero e successivamente nel 1984 un analogo impianto alla ditta Marble Work in UK per la fabbricazione di lastre con sabbia silicea, lucidate con teste a settori oscillanti.
I primi impianti Bretonstone® per la fabbricazione di grandi lastre da
125x308 cm con sabbia silicea e/o quarzo macinato: CAESARSTONE e COSENTINO.
Collaudo impianto Caesarstone |
Il Bretonstone®
ora era bello almeno come il granito ma con prestazioni addirittura superiori: più
resistente e non assorbente; dopo un po’ tutti i produttori di Bretonstone® si orientarono sugli aggregati di sabbia silicea e/o di quarzo.
L’evoluzione naturalmente proseguì: nel 1987 fu avviato in Israele presso la ditta CaesarStone il primo impianto Bretonstone® che utilizzava la nuova tecnologia per la fabbricazione di grandi lastre con dimensione 125x308 cm; l’impianto era inizialmente orientato all’uso di granulati di marmo ma fu subito convertito alla fabbricazione di lastre con sabbia silicea e poi quarzo macinato, visti i fantastici risultati tecnologici dell’impianto in UK.
L’evoluzione naturalmente proseguì: nel 1987 fu avviato in Israele presso la ditta CaesarStone il primo impianto Bretonstone® che utilizzava la nuova tecnologia per la fabbricazione di grandi lastre con dimensione 125x308 cm; l’impianto era inizialmente orientato all’uso di granulati di marmo ma fu subito convertito alla fabbricazione di lastre con sabbia silicea e poi quarzo macinato, visti i fantastici risultati tecnologici dell’impianto in UK.
Impianto Bretonstone moderno |
E la scelta determinò il successo dell’azienda, ora quotata al NASDAQ a New York, che oggi possiede 4 impianti che a breve diverranno 6.
Poco dopo, in Spagna, Cosentino, che nel 1989 aveva installato un impianto per utilizzare gli scarti della sua cava di marmo bianco Macael, successivamente si convertì al quarzo con Silestone, e questo determinò la sua crescita esponenziale, grazie pure alla indovinata ed efficace azione di marketing messa in atto nel mercato nord americano.
Poco dopo, in Spagna, Cosentino, che nel 1989 aveva installato un impianto per utilizzare gli scarti della sua cava di marmo bianco Macael, successivamente si convertì al quarzo con Silestone, e questo determinò la sua crescita esponenziale, grazie pure alla indovinata ed efficace azione di marketing messa in atto nel mercato nord americano.
Impianto Bretonstone moderno |
E così Cosentino dopo
il primo impianto acquistò il secondo, poi il terzo, il quarto, fino ad
averne 11 e a diventare il più grosso produttore di Bretonstone® quarzo al mondo.
LE LASTRE JUMBO
Nel tempo c’è stata un’evoluzione nella misura delle lastre, con la larghezza aumentata da 125 a 144 a 166 cm e ora Breton propone impianti con tecnologia ulteriormente innovativa per fabbricare lastre “Bretonstone® Jumbo” con dimensioni 212x367 cm e aspetto estetico strepitoso, una meraviglia per gli occhi e le possibilità di realizzazioni!
Lastra Bretonstone® JUMBO |
Anche il look si è evoluto negli anni: prima l'aspetto granito, poi il monocolore, in seguito il marmo venato ed ora anche l’effetto “granito esotico”, simile a certi graniti brasiliani pregiati e costosi, come quello proposto da Cambria in Minnesota e da altri fabbricanti.
I
vari produttori hanno differenziato l’aspetto estetico dei prodotti,
con pregevoli inserzioni di vetri colorati, cristalli, specchi, pietre
semipreziose, piuttosto che limature di ottone che lo hanno “spruzzato
d’oro”, trasformando il Bretonstone® in un prodotto prestigioso; lo era già per la qualità, lo è diventato ancor di più per la bellezza!
Bretonstone® Natura |
IL BRETONSTONE E’ GREEN
Il Bretonstone® è un prodotto ecologico, sia nel processo di produzione che nel prodotto finito; e oggi totalmente “green” nella versione con resina Biolenica® a base di olii vegetali da fonti rinnovabili.
IL BRETONSTONE: UN PRODOTTO E UN MONDO DI MARCHI COMMERCIALI
Il Bretonstone®
è una grande famiglia, che comprende tutti i prodotti fabbricati dalle
varie aziende che lo producono e ne hanno personalizzato il nome, per
affermare una propria individualità commerciale: Stone Italiana,
Santa Margherita, Caesarstone, Technistone, Cosentino, Cambria, Seieffe,
Quarella, Privilege, Silicalia, Hanwha, AKG, Dupont, Vicostone,
Diresco, Falat, ZKM, Pokarna, Quartzforms, LG, Belenco, Daelim.
IL BRETONSTONE: UNA REALTA’ A LIVELLO PLANETARIOPer comprendere la portata del fenomeno vale la pena analizzare i numeri nel tempo: il settore del Bretonstone®,
invenzione veneta, è cresciuto negli anni: oggi ci sono circa 60
impianti funzionanti nel mondo, che impiegano direttamente più di 6.000 persone e producono più di 20.000.000 di m2 all’anno di lastre.Quello che sorprende però è il numero esponenziale di posti di lavoro che Breton ha creato e crea nel mondo: perché se Breton fornisce l’impianto, per farlo funzionare serve un’altra realtà industriale che realizza il prodotto, poi ci sono i rivenditori, a seguire i trasformatori delle lastre e infine c’è il distributore/utilizzatore finale (per esempio chi produce cucine), senza contare chi le vende; si stima che il Bretonstone® dia oggi lavoro nel mondo ad alcune decine di migliaia di persone.
Dubai airport terminal 3 |
Tutti ammirano ed apprezzano le opere realizzate in Bretonstone®
senza magari sapere di che materiale esattamente si tratta (comunemente
e correntemente denominato anche semplicemente “i Quarzi”).
Armani store |
Oggi
chi vuole realizzare qualcosa di particolare, innovativo,
qualitativamente superiore, utilizza questo prezioso materiale, che ha
anche il pregio di non discostarsi dalla tradizione: il Bretonstone® è il ponte tra il passato e il futuro!
Hanno scelto il Bretonstone® per realizzare aeroporti (es Dubai ,Londra Heathrow, Amsterdam ), negozi (Giorgio Armani a New York, Prada a Dubai, Fendi, Ferrè, Diesel, Swatch, Montblanc), shopping center (Gallerie Lafayette, Sunset Mall Dubai), hotels (uno per tutti il Buji Al Arab di Dubai),
Hanno scelto il Bretonstone® per realizzare aeroporti (es Dubai ,Londra Heathrow, Amsterdam ), negozi (Giorgio Armani a New York, Prada a Dubai, Fendi, Ferrè, Diesel, Swatch, Montblanc), shopping center (Gallerie Lafayette, Sunset Mall Dubai), hotels (uno per tutti il Buji Al Arab di Dubai),
Burj al arab hotel |
Burj al arab hotel |
scuole,
ospedali, centri residenziali, chiese, moschee; da Parigi agli USA, dai
Paesi Arabi alla Cina, Malaysia, Singapore, Russia; in Senegal, in
Brasile e in Australia.
Ovunque nel mondo c’è un po’ d’Italia e di colui che ha pensato, voluto, creato, diffuso questo innovativo materiale, che permette a tutti gli architetti di trasformare i sogni in realtà: il Cav. Marcello Toncelli.
Ovunque nel mondo c’è un po’ d’Italia e di colui che ha pensato, voluto, creato, diffuso questo innovativo materiale, che permette a tutti gli architetti di trasformare i sogni in realtà: il Cav. Marcello Toncelli.